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Chi era la "malafemmena" del film? La bionda attrice, famosissima ai tempi del film, è Dorian Gray all'anagrafe Maria Luisa Mangini.

  Dorian Gray imagefullwideStamani in TV hanno trasmesso per l'ennesima volta, il film "Totò Peppino e la malafemmina. Sfido chiunque a non averlo visto almeno una volta. La scena della lettera dettata a Peppino da Totò, l'arrivo in stazione a Milano con i colbacchi, e l'incontro con il vigile davanti al Duomo, sono ormai nella leggenda. Ma chi era la "malafemmena" del film? La bionda attrice, famosissima ai tempi del film, è Dorian Gray all'anagrafe Maria Luisa Mangini. Nata a Bolzano studiò danza, alla scuola del teatro alla Scala. Per il suo debutto nella rivista, un coreografo le suggerì quello che divenne il suo nome d'arte, ignorando evidentemente, che il personaggio creato da Oscar Wilde, era ben distante dall'immagine della soubrette. In poco tempo, Dorian divenne un'importante protagonista della rivista italiana, quasi un'antagonista della Wandissima, con la quale divise il palcoscenico, in "Gran varietà" di Garinei e Giovannini. La sua bellezza, unita ad un indiscusso talento, ed un carattere decisamente esuberante, la rendono talmente popolare, da farle vincere premi importanti come "Diva dell'anno", e la prestigiosa "Maschera d'argento". Non è da meno, la sua innata eleganza, ancora più enfatizzata dai costumi creati per lei, dal grande Schubert, per la sua ultima rivista con Tognazzi e Vianello. All'apice del successo, abbandona la rivista, per dedicarsi al cinema. Da quel momento è la protagonista in decine di pellicole, dal '55 al' 65. Il decennio, è un susseguirsi di film al fianco dei più celebri divi dell'epoca. Alcuni nomi? Oltre i già citati Totà e De Filippo, troviamo Gassman, Mastroianni, De Sica, Nazzari, Fabrizi, Manfredi e tanti altri. La maggior parte delle pellicole, sono commedie, dove Dorian ben impersona donne fatali, mogli borghesi, donne del gangster e, quasi autobiograficamente, soubrette e dive. Indubbiamente il suo ruolo più famoso è quello della diva Marisa Florian, nel già citato "Toto' Peppino e la malafemmena". Ma nella sua cinematografia, non ci sono solo commedie ma anche film d'autore. Fellini, ne "Le notti di Cabiria", le fa interpretare il ruolo dell'amante, del divo Amedeo Nazzari, e soprattutto Antonioni, che le toglie quell'immagine glamour, che da sempre la contraddistingue, per farle interpretare una benzinaia ne "Il grido". Nonostante qui sia doppiata da Monica Vitti, Dorian suscita approvazione da parte della critica, che le riconosce una maturazione artistica. La sua partecipazione al film "Mogli pericolose", di Comencini del '58, le fa vincere il Nastro d' argento, e questo per lei è la consacrazione anche nel cinema. La sua carriera artistica però si interrompe nel 1967, quando, quasi quarantenne, decide di abbandonare le scene per ritirarsi in Trentino, senza mai più apparire, né in scena, né nei mass media. Muore tragicamente, in seguito ad un tragico gesto, così distante da quella brillantissima carriera e da quel pubblico, che aveva fatto tanto sognare. Il mondo del cinema, in realtà non l'aveva dimenticata. Il regista Gianni Amelio, suo ammiratore, da sempre le ha dedicato un omaggio al "Torino film festival", da lui diretto. Così ha voluto ricordarla: "Lei, al contrario del suo nome, invecchia, ma il suo quadro, cioè i suoi film, restavano giovani. Forse quel famoso coreografo, regalandole quel nome, aveva intuito molto.

Daniele Lorenzetti

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