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Il Salento, tra storia e cultura visto e suggerito dal prof Romualdo Mazzocco autore del libro che va oltre i vademecum già esistenti

romuIl Salento è una terra ricca di storia e di tradizioni millenarie, con passaggi di varie popolazioni che l’hanno invasa, ed a volte sposata, lasciando tracce indelebili. Tradizioni culinarie che risentono delle varie influenze, dai Francesi agli Arabi, dai Turchi agli Spagnoli, e non tralasciamo le varie etnie preromaniche e greche. Una terra ricca di cultura e di tracce che lo dimostrano.

Un uomo, Romualdo Mazzocco, docente universitario, scrittore, specializzato in dantismo, ha scritto e pubblicato un libro dal titolo “Che bella scoperta” -  “100 buone ragioni per scoprire il Salento”. Un vero e proprio vademecum dettagliato di quello che offre il Salento.

Un territorio che merita molto di più di quello che le Istituzioni danno, penalizzandolo con mancanze di infrastrutture che facilitino la possibilità di raggiungerlo con rapidità e con confort. Visitare il Salento, meriterebbe solo per l’emozione che suscita il suo tramonto. Il prof. Romualdo Mazzocco, nel suo libro, cita il poeta francese Arthur Rimbaud riportando le sue parole: ”l’eternità è il mare mischiato con il sole”, definizione che si adatta perfettamente ai tramonti vissuti in Salento, parole di dell’autore.

Come ogni posto di mare, il prof Mazzocco suggerisce gite in barca con aperitivi annessi, visitando coste che offrono tesori ambientali nascosti. Il Salento, come indica Il professore, per i suoi paesaggi, che ora si chiamano location, è diventato meta di registi, che l’hanno scelto per ambientare i loro film.

Sempre nel libro, la musica ha dato un grande incentivo a conoscere il Salento ed il suo dialetto, merito del gruppo musicale i Negramaro. Una delle grandi tradizioni salentine sono le luminarie, che arredano il paese durante le feste patronali. Certo esistono in molti altri luoghi, ma nel Salento sono qualcosa in più, è un’arte che richiama echi barocchi.

Secondo il vademecum di Romualdo, una visita deve essere fatta a “Furnirussi” il più grande ficheto biologico d’Europa con più di 1000 alberi e diverse varietà di fichi. Inoltre il territorio possiede tesori che per i Salentini, avendoli sempre sotto gli occhi, non si rendono conto della loro unicità. Parlo di un “Ficus” gigante, a Porta Rudie, e gli ulivi secolari, attaccati purtroppo da una malattia che li sta facendo morire.  Da non dimenticare, la quercia “Vallonea”, secolare che si trova a Tricase.

Motivi per essere su questa terra? Le varie “sagre” gastronomiche, le feste patronali con le luminarie, e i complessi bandistici, che per tradizione, donano al paese musiche da repertorio lirico.

Rimane ancora a Tuglie, la fiera del bestiame che rimane un momento che riecheggia echi dei tempi passati. Alquanto particolare è la famosa “focara” di Novoli. Un enorme falò, che avviene ogni anno, il 17 di gennaio, giorno di sant’Antonio Abate. Ma credo che la tradizione che rende famoso turisticamente parlando il Salento, sia la “Notte della Taranta”, che si abbellisce di un concerto che varca i confini dell’Italia. La musica della “Pizzica Pizzica”, identifica il Salento, e culmina a “Torrepaduli”, con una serata dedicata a questa danza dalle antiche origini, che spazia dalla danza delle spade a balletti amorosi. Una musica che fa muovere i piedi anche se non si vuole muoverli. Neanche i grandi della Terra, recentemente al G7, hanno resistito alla musica martellante e travolgente della “pizzica”.

 Una antica tradizione, si legge sempre nel libro “Che bella scoperta - 100 buone ragioni per scoprire il Salento”, è l’arte figula della terracotta di Cutrufiano. Arte che riforniva di utensili per la cucina e non solo, l’intera provincia, ed a Taviano in settembre vi è la fiera della “Cappeddra” che mette in mostra tutti i prodotti realizzati in terracotta. Pochi sanno che è una fiera che risale al 1600 con dispensa del Re di Napoli.

Nota in tutto il mondo è l’arte della cartapesta, che ha reso famosa la città di Lecce, per l’esportazione di statue dei santi in cartapesta. A tale proposito, il regista Pascal Pezzuto ha girato un film di prossima uscita, proprio su quest’argomento. Si potrebbe continuare a lungo, ma cito altre forme di artigianato che stanno scomparendo, purtroppo i giovani hanno poco interesse a questi mestieri, come i panari fatti con le canne tagliate e i “vinchi” di ulivo, o i panari fatti di giunchi.

Vari musei da visitare percorrono, oltre all’arte pittorica, anche manufatti dei popoli autoctoni e non solo. Quello che affascina sono i frantoi ipogei, scavati nella roccia che servivano alla produzione dell’olio, prevalentemente per le lampade. Li ho visitati personalmente, e sono veramente affascinanti per la loro struttura.

Poi tra storie e leggende, tra mitologie e fantasmi, la terra Salentina ha molto da dire. Il libro del prof. Mazzocco, ne dà ampi resoconti. Nelle 100 cose da vedere, cita ciò che si deve visitare in ogni paese del Salento. Dovrei scrivere pagine e pagine, ma consiglio solo di acquistarlo. Per il cartaceo su Amazon, e per la versione digitale, sul sito www.chebellascoperta.it

Antonio Ventura Coburgo de Gnon

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