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Intervistare Maria Rita Bozzeti, non è facile.  Cosa si chiede ad una poetessa che racchiude in se sia l’illuminismo, che il romanticismo?

001 Foto per libro1 -Da Biologa a Poetessa, un salto alquanto arduo, come dire che il romanticismo prevale

sull’Illuminismo. Come è potuto accadere?

Ho lavorato in un Laboratorio di Patologia Clinica e sono un Medico, con Laurea conseguita presso l’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e Specializzazione in Ematologia Clinica e di Laboratorio. Sono molto legata al mio titolo perché per laurearmi ho dovuto lottare con i miei genitori: prima mi ero iscritta a Matematica e poi, dopo due mesi e con il solo consenso di mia madre, mi iscrissi a Medicina all’Università La Sapienza e l’anno seguente feci il concorso per entrare alla Cattolica riuscendo. Gli anni Universitari furono anni di speranza e di visione ottimista del futuro. La realtà venendo a Lavorare negli Ospedali del Sud fu diversa. Dico questo per sottolineare che la passione scientifica era presente in me contemporaneamente a quella poetica: da ragazzina desideravo in regalo libri di poesie che amavo leggere e ricopiare su un quaderno. A diciotto anni la mia prima poesia” A via Veneto”. Durante l’ultimo anno di Università mi pubblicarono due poesie su un libricino “Poeti in camice bianco” che raccoglieva poesie di studenti e medici. Quando lavoravo al Microscopio per ore ed ore, alla fine era quasi naturale scrivere pochi versi che a casa la mattina al risveglio completavo. Non ho mai sentito contrasto tra la Scienza e la Parola, credo che si completino nella visione di un infinito che in sé raccoglie tutto. La Scienza ha fisicità ripetibile e controllabile; la Poesia è Arte.

2-Quando è nata la passione per la poesia?

A sei anni, prima elementare: 10 Agosto di Giovanni Pascoli Ritornava una rondine al tetto:/ l'uccisero: cadde tra i spini;/ ella aveva nel becco un insetto:/ la cena dei suoi rondinini./ Ora è là, come in croce, che tende/ quel verme a quel cielo lontano;/ e il suo nido ènell'ombra, che attende,/ che pigola sempre più piano. Questi versi sono stati oggetto di ripetuto rileggere e piangere, pensando al dolore dei rondinini. Ricordo di aver provato un senso insopprimibile di fastidio per quegli

uomini cattivi che avevano potuto uccidere una creatura che stava facendo la mamma.

3 -La letteratura poetica, è considerata minore alla prosa?

Se parli con le Persone, esaltano la Poesia perché questo atteggiamento li include di diritto nella intellighenzia militante, e poi comprano la Prosa, perché la Poesia richiede un’immersione che scardina ogni falsità del cuore. La Poesia è impegnativa,

è un fermarsi e approfondire la conoscenza della lingua: oggi si preferisce una lettura comoda senza impegno. I libri di Poesia non si vendono e in una società materialista, come la nostra, perdono di valore commerciale e alla fine si pensa che i poeti non vendano perché non siano bravi, perché “non valgano”.

4 -Come trai ispirazione per le tue composizioni di poesie?

Agli inizi tutto quanto mi viveva intorno mi ispirava: poi, mi sono addentrata nei meandri del mio io e ho cominciato ad essere attratta da Personaggi, il cui pensiero mi avesse colpito profondamente. Come in Dialogo con Teresa è stata la prorompente figura della piccola Teresa a coinvolgermi. Sento molto l’attrazione per l’Essere Supremo, che io riconosco nel Dio Cristiano, in Gesù e nello Spirito Santo. La mia fede cerca di conoscere nell’altro l’immagine dell’Altro Padre, e quindi vivere la fratellanza.

5 -Le poesie è necessario che abbiano rime?

A volte le rime sono naturali: altre volte c’è assonanza interna; quando si scrive si risponde ad un ritmo che batte dentro, che scandisce il tempo di andare a capo, di mettere punto e che sceglie le parole. Se il ritmo si mantiene bene, la poesia entra nel

cuore dell’altro. Il ritmo è generato dalle parole, dalla loro lunghezza, dal loro accento, dal loro suono e dalla sonorità delle parole contigue: questo porta a crearearmonia musicale.

6-Hai una musa che ti ha ispirato nel modo dicomporre un tuo scritto?

Non so quale sia stata la Musa: ma di certo so chi è stato il mio grande Maestro:Nicola G De Donno, Poeta di Maglie, filosofo e Poeta Dialettale, Preside del liceo Capece di Maglie famoso nel Salento per il valore umano e professionale dei suoi

Professori. Nicola è stato conoscitore della Poesia, delle sue regole e dell’animo umano: per questo era capace di correggere gli errori di chi cercava di scrivere Poesia. L’ho frequentato per 16 anni, bellissimi e ricchi di emozioni creative.

7 -Hai mai pensato di trasporre una tua poesia come testo per una canzone?

L’hanno fatto: ma non ho continuato in questo ambito perchè io sono un animale restio a muoversi molto. Preferisco gli angoli anche oscuri: l’importante che ci sia uno spiraglio per assorbire la luce del cielo, degli alberi, dei paesaggi e la notte la

possibilità di tuffare tra le stelle il pensiero sperando di trovare una cometa ancora libera per un viaggio astrale…

8 -Cosa c’è dietro l’angolo?

Ci sono io con i sogni che ancora fanno capolino e con il tempo che sembra diventato poco…

9 -Se ti dovessi descrivere come lo faresti?

Amo molto il mare e forse mi descriverei come un’onda che si abbandona alla battigia ma sa anche essere onda che fa la spuma, che schizza di sale il cielo, che conosce l’oscurità delle alghe e che ama quel leggero venticello che la increspa e

insieme le racconta la bellezza sconosciuta di fondali pieni di vita e di storia.

10 -Che differenza passa tra la poetessa e la donna?

Non lo so: io sono moglie, mamma, nonna, amica, sono stata medico, sono stata figlia e al loro richiamo ho risposto con gioia; e sono anche poetessa che le parole chiamano per costruire dialoghi con l’Essere. Questa è la bellezza incomprensibile

della vita, che pare stare racchiusa in un nome e poi si libera e arriva sino alla luna e oltre nei suoi viaggi, scoprendo orizzonti fuori di ogni immaginazione.

11 -Cosa hai desiderato che non hai poi mai ottenuto?

Forse restare a Roma? Penso poi che tante amicizie non l’avrei potute fare e allora sono felice della mia destinazione. Forse Roma mi avrebbe permesso di fare conoscenze che mi avrebbero aiutato nella diffusione dei miei libri. Ne ho scritti 20

ed è stato molto faticoso diffonderli. La rete aiuta e io sono stata senza “rete”… proprio come un animale libero quale io mi sento.

Non potevo esimermi da non pubblicare la presentazione dell'ultimo lavoro della poetessa Maria Rita Bozzetti 

Due donne, di età e condizione sociale e storica diverse, una di fronte all’altra e in

dialogo: è questa la situazione di questo libro singolare e affascinante che vede

sinotticamente giustapposte le loro scritture in un serrato corpo a corpo di verità. La

prima è Teresa di Lisieux, monaca carmelitana francese, morta di tubercolosi

giovanissima, a soli 24 anni, nel 1897, al termine di una vita vissuta con passione

mistica, e proclamata Dottore della Chiesa, terza donna a ricevere tale riconoscimento,

nel 1997. La seconda, l’autrice del Dialogo, Maria Rita Bozzetti, è una donna di oggi,

immersa nella vita quotidiana; autrice penetra nel laboratorio interiore di santa Teresa di Gesù

Bambino, rivelandone la luce della sua evangelica piccolezza che la rende grande

Nell’ Amore. Con la Prefazione del Cardinale Marcello Semeraro; l’Introduzione di

Vincenzo Guarracino; una Nota di Madre Benedetta Grasso e la Postfazione di Don

Carmelo Mezzasalma.

 

Antonio Ventura Coburgo de Gnon

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