Solo chi ha avuto la possibilità di vedere ed apprezzare le sue creazioni può capire la grandezza di questa donna.
La storia della moda italiana, è fatta da persone che hanno sogni in idee concrete. Uomini e donne, capaci di portare in passerella idee originali, che strizzano l'occhio alle tradizioni sartoriali, fiore all'occhiello del nostro bel paese. Oggi volevo raccontare una storia tutta al femminile, una sorta di "dinasty" che parte da Trieste. La città è un crocevia di culture, affascinante, dove la storia la tocchi con mano. La persona di cui parlo è determinata, creativa, affascinante e in anticipo sui tempi, Gigliola Curiel. Gigliola nasce a Trieste nel 1919 ed è nipote di quella Ortensia, che nell'atelier a Palazzo Smolars, veste le nobildonne viennesi, le signore della borghesia triestina, attrici e cantanti. La famiglia Curiel è di origine ebraica, e la promulgazione delle leggi razziali, e una grave crisi economica, li costringono ad abbandonare Trieste. Gigliola, seguendo la sua passione per la moda, si trasferisce a Milano dove propone i suoi disegni ad un sarto di via Durini. Nel 41, sposa Carlo Bettinelli, un commerciante di pelli molto legato al Vaticano, e per lei di origine ebraiche la cosa poteva tornare utile. Ma il ruolo di moglie sta stretto, e si separa dal marito quando è incinta di Raffaella. La bimba nasce a Gardone, in casa di un gerarca fascista, che ovviamente, non sa di dare ospitalità ad un'ebrea, e grazie all'aiuto di una contessa polacca, che aiutava gli ebrei a nascondersi. Raffaella, nasce proprio nel momento in cui il lago di Garda, sta per diventare il quartiere generale della neonata repubblica di Salò. A quel punto, Gigliola decide di scappare a Roma, aiutata da un tenente suo ammiratore. A Roma, in un modo decisamente rocambolesco, si piazza all'hotel Plaza, dove hanno sede le SS. Lei ebrea, con un fratello al confino, si spaccia per cugina di un tenente della milizia. Una volta a Roma, spacciandosi per cliente, si presenta alla sartoria delle sorelle Fontana, dove Micol intuisce il suo talento. Da quel momento nasce tra loro un rapporto di stima reciproca. La guerra prosegue, e Gigliola e la piccola Raffaella, si spostano su e giù per l'Italia, in attesa della liberazione. Poco prima del 25 aprile, l'amatissimo fratello viene ucciso e per lei sarà un dolore
immenso. Nonostante il dolore la vita continua, Gigliola torna a Milano, e nel 45 apre il suo atelier in zona San Babila. L'intraprendente triestina, ha subito un grande successo. La gente ha voglia di scrollarsi di dosso, il brutto ricordo della guerra, di uscire, divertirsi e ricominciare a vestirsi elegantemente. L'atelier diventa anche un salotto particolare, dove Gigliola ancora una volta, rompe gli schemi mescolando artisti, intellettuali, imprenditori, a cui affianca le sue mannequin. Maria che sposerà Angiolillo, il fondatore del "Tempo", o Marta futura contessa Marzotto. Gigliola non era bellissima, ma aveva un gran fascino. Ne sa qualcosa lo scià di Persia, che la incrocia a Parigi da Dior, e la corteggia con decine di rose cremisi, che lei elegantemente rimanda indietro. Sono gli anni 50, e Curiel assieme a Biki, Jole Veneziani e Germana Marucelli, vestono le signore che contano per le prime alla Scala. Come Chanel, anche la Curiel perseguiva un ideale di bellezza raffinato e classicheggiante, e come Coco aveva una vera e propria passione per la "petite robe noir", perfetta sintesi tra chic, classe e praticità, adattabile ad occasioni diverse con l'abbinamento di diversi accessori. A tal proposito, la giornalista Camilla Cederna ribattezzò l'abito "currielino", proprio in suo onore. Ma se Chanel continuerà a fare moda per molti e molti anni ancora, la Curiel purtroppo muore a soli 49, e la figlia Raffaella subentra in atelier. Fin da piccola Raffaella (Lella) respira aria di moda nella sartoria della madre. Dopo gli studi liceali affianca la madre, svolgendo però i lavori più umili, come pulire i bagni o preparare i pacchi da spedire. Nel frattempo si sposa con Gualtiero Castellini, rampollo di una famiglia del ramo delle industrie tessili, da cui ha i figli Gaetano e Gigliola. Dovendo sempre e solo svolgere lavori umili in atelier, Lella minaccia di andare a lavorare alla "Rinascente", e a quel punto Gigliola le propone di iniziare a collaborare con lei, ma usando solo degli scarti di tessuti. Fu così che Lella riesce a debuttare con una collezione in puro stile "patchwork". La prima collezione di pret-a-porter firmata Raffaella Curiel è del 61, ed è ben accolta sia da stampa che compratori. La collaborazione tra madre e figlia è un successo. Gigliola continua ad occuparsi dell'alta moda e Lella di moda boutique. Ma la morte improvvisa della madre, costringe Raffaella ad occuparsi dell'intera produzione, fino al momento che il patrigno decidere di vendere tutto. Ma anni dopo Raffaella è il marito riusciranno a ricomprare il marchio. Gli anni 70, sono quelli della consacrazione per Lella, che vende la sua collezione di pret-a-porter di lusso in tutto il mondo, specialmente il "currielino", che diventa un "must have" negli armadi delle donne di tutto il mondo. La morte del marito è un altro bruttissimo colpo per Lella, ma la sua determinazione, e la sua dedizione al lavoro, le fanno superare il dolore. Gli anni 80 sono anni molto felici per la moda italiana, e Milano è una delle sue capitali, e il brand Curiel vive un momento particolarmente interessante. Lella riesce a unire moda e arte, una delle sue grandi passioni. E la sua moda ispirata a movimenti pittorici, le fa guadagnare l'appellativo di "intellettuale della moda italiana". Ogni suo capo è animato da un respiro culturale, connotato in modo straordinario. Il legame perfetto tra moda e cultura. Ma cosa caratterizza lo stile di Lella? Sicuramente le linee che valorizzano il corpo delle donne. E poi la dovizia di particolari e i tessuti raffinati. E queste caratteristiche hanno affascinato donne come Margareth Thatcher e Hillary Clinton, che hanno scelto di vestire Curiel, anche nelle occasioni speciali. Gli anni 90 vedono la quarta generazione entrare in scena. Infatti la giovane Gigliola, affianca la madre per occuparsi del pret-a-porter lasciando a Lella l'alta moda. Gigliola riesce a mantenere lo stile della maison, continuando però un lavoro di ricerca. Questa impronta tutta al femminile, che da sempre caratterizza lo stile Curiel, è giunta fino ai nostri giorni, e dopo aver firmato un contratto con un colosso cinese, ha dato vita ad una joint venture che ha dato nuova linfa al pret-a-porter, rendendolo più moderno, dimostrando di mantenere il passo con i cambiamenti della società. A partire dalla famosa zia Ortensia, le quattro generazioni Curiel sono un esempio straordinario, di come la capacità di leggere il mondo contemporaneo, e di comprendere "la donna ", siano il segreto per un secolo di successo nel mondo della moda.
Daniele Lorenzetti